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La polemica. Su Stracquadanio e il “corpo delle donne” di A. Chirico

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Il giornale della politica italiana è il giornale della libertà. Che è prima di tutto una condizione dell’anima. E (quindi) del pensiero. La libertà del/di pensiero è il presupposto dell’intelli- genza. Quella di un giornale coincide con il proprio liberalismo. Ed è, allora, ancora una volta nel solco della tradizione liberale dei grandi quotidiani ameri- cani – di cui il Politico.it è il più fedele “ereditiero” italiano – che il giornale della politica italiana ospita, sulle proprie pagine, un intervento che non necessariamente corrisponde in toto al proprio punto di vista e che certamente farà discutere. La giovane intellettuale ed esponente Radicale interviene nel dibattito esploso in seguito alle dichiarazioni inattese e nel giudizio di molti irresponsabili del deputato del Popolo della Libertà, stretto consigliere del presidente del Consiglio. E lo fa con questa analisi acuta e spiazzante. In cui, ma lo leggerete meglio nelle sue parole, Annalisa Chirico ci ricorda che la libertà di disporre del nostro corpo come mezzo per qualsiasi fine è non soltanto un principio irrinunciabile, ma anche qualcosa che, sostanzialmente, pratichiamo ogni giorno, magari nascondendoci poi dietro un velo di ipocrisia. E che il problema di una selezione della classe dirigente che non passi per la valutazione di altri meriti da quelli delle capacità strettamente politiche, deve semmai essere risolto dalla nostra politica affrontando il tema delle regole di quella selezione, a cominciare dalla legge elettorale e dalla reintroduzione dei collegi uninominali (che il Politico.it riconduce al possibile ritorno al Mattarellum). Ma sentiamo, la segretaria degli Studenti Luca Coscioni.

Nella foto, Annalisa Chirico

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di ANNALISA CHIRICO

A questo link puoi ascoltare l’intervista del peccato. E il peccato sarebbe quello di dire verità banali quanto scontate, che in un Paese di moralisti bacchettoni e nuovisti reazionari diventano l’argomento del giorno.

Che cosa dice Giorgio Stracquadanio? Riporto alcuni passaggi chiave del suo discorso a Klauscondicio.

“È assolutamente legittimo che per fare carriera ognuno di noi utilizzi quel che ha, l’intelligenza o la bellezza che siano. È invece sbagliato pensare che chi è dotato di un bel corpo sia necessariamente un cretino”.

Più avanti continua:

“Ognuno deve disporre del proprio corpo come meglio crede. Non mi interessa. Fino a quando esiste consenso non c’è violenza e se non c’è violenza non c’è problema”.

A me sembra che il discorso non faccia una piega.

Se partiamo dall’assunto, per dirla con John Locke, che ognuno è padrone del proprio corpo, non possiamo non sostenere che ognuno è libero di decidere i fini per i quali utilizzare i propri mezzi. Tra questi rientrano un bell’aspetto, un’intelligenza sveglia, una particolare dote innata. Non serve Stracquadanio per aprirci gli occhi sul fatto che ciascuno di noi lo fa ogni giorno nelle relazioni con gli altri; e non serve ancora Stracquadanio per spiegarci che un aspetto gradevole è un ottimo biglietto da visita, che tendenzialmente dispone meglio il nostro interlocutore (in un’aula universitaria così come in un ufficio postale).

C’è chi si prostituisce per pagarsi gli studi, chi per tirare a campare, chi per entrare nel Palazzo. Il problema, a mio giudizio, non sta nella scelta di chi usa il proprio corpo in assenza di coercizione, ma nel fatto che le regole del gioco siano tali da consentire al padrone di un partito (o al capobastone di turno) di avere mano libera nel piazzare qua e là le proprie cortigiane. E’ questa la questione “politica”. Il resto è retorica stantia, consunta dal tempo e dai costumi.

Stracquadanio, mi pare, dice una verità indiscutibile con un candore quasi ingenuo. Peccato che non tragga almeno due conseguenze: che l’attività dei sex workers andrebbe legalizzata (misura questa che andrebbe innanzitutto a beneficio delle donne schiavizzate); che non è compito dei politici decidere una volta per tutte sulla liceità o meno del commercio sessuale a fine politico, ma piuttosto spetta a loro definire regole elettorali, che riducano il più possibile il potere delle segreterie di partito nella scelta dei parlamentari sostituendo alla discrezionalità dei capi un meccanismo di effettiva competizione tra candidati. Su questo i collegi uninominali, insieme alla piena attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, segnano la strada da percorrere.

Per concludere, voglio dirvi quello che ho trovato davvero sgradevole in tutta questa vicenda. Più che la dichiarazione dello spin doctor del predellino, mi ha colpito quella della deputata finiana Angela Napoli, la quale ha attribuito alle liste bloccate il fatto per cui “la donna spesso è costretta, per avere una determinata posizione in lista, anche a prostituirsi o comunque ad assecondare quelle che sono le volontà del padrone di turno”. Un bel mix di paternalismo deresponsabilizzante da veterofemminista. Le donne, secondo affermazioni come questa, sarebbero eterni minorenni da proteggere innanzitutto dalle loro (libere) scelte. La solita litania del femminismo di genere, che rende il peggior servizio a noi tutte.
Chissà che cosa ne penserebbero Wendy McElroy o Roberta Tatafiore. Probabilmente sentenzierebbero semplicemente così:

Ci sono donne che hanno tradito le donne.

ANNALISA CHIRICO


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